RIFLESSIONI SUL DOPO BALLOTTAGGIO

Tutte le elezioni lasciano sempre una scia di polemiche.

Da noi maggiormente in occasione delle amministrative e delle regionali poiché non coinvolgono tutto il territorio nazionale ma solo una parte.

Un po’ tutte le formazioni politiche da sempre, con argomentazioni varie e molto discutibili , non ammettono apertamente la sconfitta  per cui persistono negli errori che gli hanno alienato la fiducia popolare.

Senza dubbio ogni elezione ha una propria storia ed una vittoria o sconfitta odierna  non è certo che si ripeterà la volta successiva  per cui le previsioni dell’oggi  contengono una certa alea e devono essere analizzate ,come suol dirsi,col beneficio di inventario.

I ballottaggi di domenica scorsa che hanno stravolto assetti consolidati hanno fatto registrare il trionfo dello astensionismo,segno questo evidente  che è in aumento il disamore per la politica.

Disamore frutto di dissenso generalizzato  per i molti problemi insoluti

Forse l’astensionismo non è oggetto di giusta valutazione perché  le formazioni politiche non si pongono le domande:

“Per chi voteranno gli astensionisti di oggi se voteranno domani ?”

“Un loro ritorno alle urne potrà modificare  l’attuale geografia politica decidendo il trionfo di una parte  e i declino di altra ?”

Queste sono domande che una classe politica sensibile ed attenta dovrebbe porsi.

La Costituzione,all’art.60,fissava la durata del Senato in sei anni.

La differenza di durata rispetto alla Camera (cinque anni) avrebbe consentito più numerose verifiche della volontà popolare  perché l’elezione contemporanea dei due rami del parlamento si sarebbe verificata ogni trenta anni.

L’articolo venne modificato prima della sua attuazione forse per ragioni di economia o per prudenti motivazioni politiche in quanto il quadro internazionale si era modificato a seguito della guerra fredda.

Ora,dopo il naufragio dell’accordo a quattro,sulla legge elettorale si tornerà sull’argomento

E mentre gli inglesi recentemente hanno votato con un sistema elettorale del ‘700,i Francesi con un sistema del 1857 ed i tedeschi con uno adottato nel dopoguerra noi abbiamo cambiato sistemi  con la motivazione della governabilità.

Motivazione,che al ricordo delle implosioni che hanno dissolto grosse maggioranze,viene percepita dal popolo come salvaguardia  tendente alla perpetuazione dell’esistente.

Anche le opposizioni per sopravvivere hanno bisogno di progettualità perché limitarsi a rappresentare i vari dissensi  e malumori alla lunga non paga.

Basta por mente in proposito alle formazioni politiche di opposizione che si sono dissolte in breve tempo come neve al sole.

Luigi Celebre

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